E DIO CREO’ LA POLPETTA

A CURA DI pandizenzero

Parliamoci chiaro, non la troverete mai nel menù di un quotatissimo ristorante da gambero rosso, nè tantomeno avrà l’onore di essere il piatto più rivisitato. Addirittura non la si ritrova nemmeno in un banalissimo elenco di piatti tipici italiani, balcanici o che so io, arabi. Eppure ci sono popolazioni che della sua versione più grossolana, più gretta e meno gustosa hanno fatto un simbolo della propria gastronomia, e invece la polpetta non se la fila nessuno.

L’importanza nella preparazione di questa pallina magica sta nel giusto equilibrio tra l’uovo, che amalgama, il pane grattato ed il formaggio che aggregano, le spezie che insaporiscono, e la componente principale, la carne, che, attenzione, non deve essere necessariamente un avanzo, anzi, sarebbe bene fosse di buona qualità e soprattutto fresca.

Ma la sora Domenica ha dato un tocco in più alla polpetta, l’ha fatta svoltare, da misera palluccia di pane e formaggio l’ha resa un piatto con una sua fottutissima dignità, che niente ha da invidiare al brasato al barolo o ai ravioli di zucca, l’ha contaminata con la mortadella.

E non due fette,  ce ne mette 1/2 kg di mortadella, avete letto bene MEZZO CHILO, 1,1 LIBBRE, 31, 25 ONCE.

Le assembla e le immerge in quel suo sugo di pomodoro, così denso che macchia le stoviglie, con poco olio, un po’ di basilico, un pizzico di sale, e le lascia cuocere, piano piano, sicura che non si sfalderanno, ma anzi, conserveranno la loro rotondità, degna rappresentazione dell’abbondanza, della lussuria, del gusto.

Prima di frequentare casa della sora Domenica l’unico modo che avevo di pensare alle polpette era fritte, mia madre (usa a friggere qualsiasi cosa, dai cardi ai finocchi, dal coniglio alle zucchine) ne preparava almeno una decina, ma a tavola  ne arrivavano 2 o 3, nonostante fossero bollenti e mangiarne 5 provocasse un maldistomaco devastante.

Eh si, perchè gustarle fredde è tutta un’altra cosa, come la pizza, le melanzane alla parmigiana, o la lasagna, magari del giorno prima. Ma questa è un’altra storia….

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